Superstizioni e riti scaramantici: perchè ci crediamo? Perchè arriviamo a “Non è vero, ma nel dubbio…” Cosa si nasconde dietro i principali riti scaramantici? Scopriamolo insieme perchè porta sfiga!
Superstizioni e riti scaramantici
Lo psicologo di fama internazionale Stuart Vyse afferma che
la superstizione è un’azione in contrasto con la scienza
Però, però, però… C’è anche da dire che è impossibile controllare tutto ed essere certi di qualsiasi cosa. Ammettiamolo, se prima regnava un po’ di ingonranza ora, con malizia, regnano le fake news. Ecco perchè, in assenza di certezze prendono piede e diventano virali le superstizioni.
Passare sotto la scala
La credenza che passare sotto alla scala porti sfortuna risale al Medioevo. Ma cosa significa e quale simbologia nasconde? La scala, appoggiata alle mura, formava un triangolo che era un forte simbolo inviolabile della Trinità. C’è però da dire che la scala viene ritrovata in religioni molto diverse tra loro. Sapevi che nell’antico Egitto, Orus era detto anche “dio della scala” per il sostegno che dava ai defunti in cammino verso “l’eterna luce”?
Volendo essere più pragmatici, possiamo far risalire la credenza che sia meglio evitare di passare sotto la scala alla pratica militare che prevedeva di gettare pece o olio bollenti sugli assedianti. Insomma, meglio non trovarsi sotto!
Aprire in casa un ombrello
Aprire un ombrello in casa attirava la miseria sulla famiglia. I motivi sono essenzialmente due ed entrambi ricordano momenti spiacevoli:
- Si apriva l’ombrello in casa quando c’erano perdite d’acqua dai tetti rotti
- Richiama alla memoria il baldacchino che veniva tenuto sulla testa del prete quando portava l’estrema unzione ai moribondi.
Specchio rotto
Lo specchio ha un valore simbolico molto forte al punto da essere stato creduto un oggetto megico in grado di duplicare persone e cose. Si è addirittura arrivati a pensare che infrangere l’immagine riflessa equivalesse in qualche modo a uccidere la persona stessa o a farle del male. Ma perchè sette anni di disgrazie? Perchè gli antichi romani credevano che la vita di un uomo si rinnovasse proprio ogni 7 anni.
Gatto nero
E’ credenza comune che il povero felino nero porti iella, soprattutto quando decide di attraversarci la strada. Se succede e sei superstizioso, per scongiurare la malasorte, dovresti fare tre passi indietro prima di riprendere il cammino. O aspettare che un’altra persona, passando di lì, attiri su di sé tutta la sfiga. È una credenza tipicamente latina che risale al Medioevo, quando il gatto è stato associato al male e al demonio.
Sale e olio
La rarità e il costo elevato del sale hanno portato a credere che versarlo potesse essere segno di grande sfortuna. Tra gli antichi Romani spargere sale sulle rovine delle città vinte significava impedire loro di tornare a rifiorire. Da qui l’idea che il sale caduto per terra porti sfortuna e povertà. Solo gettarsi alle spalle tre pizzichi di sale allontana la maledizione.
Anche l’olio, sacro già per gli antichi e usato nei riti cristiani, ha raccolto attorno a sè diverse superstizioni. Versarlo porta estrema sfortuna. Se veniva rovesciato è necessario spargervi sopra del sale.
Numeri sfortunati
Il giorno 13 viene evitato come la peste! Spesso si trava addirittura chi scrive il 12 + 1 (pare lo facesse anche Dannunzio). Addirittura secondo alcuni è vietato sedersi in 13 attorno allo stesso tavolo per evitare di attirare la morte sul primo commensale ad alzarsi. Credenza nata dal racconto dell’Ultima Cena dove a tavola erano infatti in 13.
Il giorno venerdì 17 è ritenuto sfortunato in Italia e in altri paesi di origine greco-latina. L’origine di questo preconcetto si riconduce all’unione di due elementi estremamente negativi, ovvero il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù, e il numero 17; che come il 13 è considerato sfortunato anche nei paesi anglosassoni. Nell’Antica Roma, invece, sulle tombe era usanza scrivere “VIXI”, ovvero “ho vissuto”, “sono morto”. Nel Medioevo però – visto l’analfabetismo diffuso – questa iscrizione veniva confusa con il numero 17 che invece in numeri romani si scrive XVII.
Speriamo con questo articolo di aver esorcizzato, e non attirato, la sfiga!