Si sente spesso parlare di cyber bullismo, ma il fenomeno rimane complesso da inquadrare e comprendere per chi non è pienamente consapevole delle dinamiche che spesso caratterizzano i nuovi strumenti di comunicazioni e le piazze virtuali come i più noti social network. Sempre più la vita sociale di giovani e giovanissimi si sposta online e social network, App di messaggistica, gruppi e chat diventano terreno fertile per i bulli. Quando si parla di bullismo si pensa subito alla scuola, ma il fenomeno è più ampio, ad ogni modo è senza dubbio tra le mura scolastiche che spesso nasce, spostandosi però online diventa in molti casi difficile da individuare e riconoscere, in particolare per genitori ed educatori che magari non si trovano molto a loro agio con le nuove tecnologie, o che semplicemente usano strumenti e modalità comunicative differenti da quelle dei ragazzi.
Cyber bullismo e legge italiana
La legge italiana che si occupa del fenomeno del cyber bullismo è entrata in vigore il 18 giugno 2017, stiamo parlando della Legge del 29 maggio 2017, n. 71, “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo”, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 giugno 2017. La norma fornisce per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico una definizione di cyber bullismo, come di una pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, ma anche furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in particolare a danno di minorenni.
L’Art.1 della legge indica misure preventive e intereventi educativi nei confronti dei minori, da attuare in ambito scolastico, e non solo. Nel contrasto attivo al cyber bullismo sono coinvolti MIUR, USR, Istituti Scolastici, docenti e famiglie, ma prevenire, educare e rieducare non è facile. Gli intereventi devono riguardare sia le vittime che i responsabili degli illeciti. Le scuole si devono avvalere della collaborazione delle Forze dell’ordine e delle associazioni attive nella gestione del fenomeno.
Secondo quando già previsto dalla legge 107 (la cosiddetta Buona Scuola) sarà prevista anche un’apposita formazione per il personale della scuola e verrà promosso un ruolo attivo degli studenti e anche degli ex studenti in attività di peer education finalizzate in particolare alla prevenzione, oltre che al contrasto del cyber bullismo, tra i banchi e non solo. Quella che va promossa è una sorta di alleanza educativa, tra scuola, famiglie e ragazzi.
Cosa può fare un ragazzo vittima di cyber bullismo?
Ciascun minore che sia stato o sia ancora vittima di cyber bullismo può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media dove sono state divulgate immagini o informazioni che lo riguardano un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi senza la sua autorizzazione. Il gestore dei servizi online dovrà intervenire entro 24 ore e se questo non avverrà si potrà muovere analoga richiesta al Garante per la protezione dei dati personali, che rimuoverà i contenuti entro 48 ore. Esiste anche un’email dedicata all’invio di queste richieste: cyberbullismo@gpdp.it.
Quali pene prevede la legge per i cyber bulli?
Chi fa il bullo online rischia un ammonimento analogo a quello previsto in materia di stalking (art. 612-bis c.p.). In caso di condotte di ingiuria si fa invece riferimento all’art. 594 del codice penale, in caso di diffamazione all’art. 595 c.p., se sussiste minaccia all’art. 612 c.p.
Molto delicato è poi il tema del trattamento illecito dei dati personali come previsto dall’art. 167 del codice della privacy.
È importante anche sapere che gli effetti dell’ammonimento verso un minore colpevole di cyber bullismo non cessano al compimento della maggiore età, quindi non deve assolutamente passare il concetto che i ragazzi godano di una sorta di impunità.
Cyber bullismo, quando rivolgersi ad un investigatore privato?
Il cyber bullismo va riconosciuto per tempo perché un banale scherzo o la condivisione di una foto, un video o altri materiali può avere conseguenze anche molto serie. La polizia postale sta facendo molto per limitare il fenomeno che però ha contorni sempre più ampi e preoccupanti.
Chi è vittima di cyber bullismo spesso si sente del tutto solo, incompreso e quindi anche incapace di chiedere aiuto. Se si nota un cambiamento significativo nelle abitudini di un ragazzo che passa molto tempo al computer, o allo smartphone e magari appare triste, depresso o comunque non sereno, è bene intervenire per tempo. Se si ha la fortuna di godere di un dialogo sincero e aperto con figli o nipoti, la cosa in alcuni casi si può facilmente risolvere, spesso però purtroppo non sarà così facile.
La tecnologia, che spesso crea vittime e carnefici può anche venirci in aiuto per riconoscere il cyber bullismo, ci sono App che permettono di registrare conversazioni, chat e di monitorare i social, bisogna però muoversi con cautela, in primis per non tradire la fiducia dei più giovani, intromettendosi nel loro privato, in secondo luogo per evitare di violare la legge e di produrre prove che saranno poi del tutto inutilizzabili. Per evitare tutto questo ci si può rivolgere ad un investigatore privato, scegliendo un professionista preparato e adeguatamente formato per intervenire in queste situazioni, oltre che dotato di tutta l’attrezzatura tecnica necessaria.
Non va mai sottovalutato l’impatto che il cyber bullismo può avere sulla vita di ragazzi che in molti casi vedono la loro reputazione online come di primaria importanza. Ci sono purtroppo casi, all’estero così come anche da noi in Italia, di vittime che sono arrivate a suicidarsi per l’impossibilità di sopportare la pressione psicologica a cui erano sottoposti dai bulli.